Scuole, spazio pubblico ed emergenze

Giardini pubblici Cesena Serravalle


Scuole, spazio pubblico ed emergenze: il PD rifiuta la pianificazione e ignora il valore del territorio


Giovedì 12 giugno 2025 si è svolto un Consiglio comunale importante per il futuro della nostra città. In aula si è discusso di scuole, aree verdi, emergenze. Temi fondamentali che richiederebbero una visione chiara, un approccio pianificato e il coraggio di valorizzare le risorse che Cesena già possiede. E invece, ancora una volta, abbiamo assistito a una maggioranza che preferisce navigare a vista.

Come gruppo consiliare Cesena Siamo Noi, abbiamo contribuito attivamente al miglioramento della mozione del Partito Democratico sulla manutenzione dei plessi scolastici. Il nostro emendamento, approvato dal Consiglio, ha introdotto l’obbligo per l’Amministrazione di rendere pubblica una mappatura dettagliata dello stato degli edifici scolastici sul fronte sismico, energetico, acustico e dell’accessibilità.

È un passo avanti, ma anche la conferma di un vuoto grave: quella mappatura oggi non esiste.

Lo abbiamo denunciato già di recente, dopo aver presentato  un’interrogazione specifica al vicesindaco Castorri. La risposta ricevuta è stata deludente e incompleta. Senza una fotografia aggiornata degli edifici, parlare di pianificazione è poco più che retorica.

Il Partito Democratico propone 500.000 euro all’anno per gli interventi: cifra utile, ma scollegata da qualsiasi analisi tecnica. Su circa 70 edifici scolastici, sembra più un numero “a effetto” piuttosto che parte di un reale piano pluriennale.

Cesena Siamo Noi già nel 2019 proponeva una riqualificazione strutturale l’anno, su basi concrete. Oggi come allora, serve una programmazione vera, non annunci generici.

Ma la parte più grave riguarda la gestione delle emergenze. Durante la stessa seduta del 12 giugno, la maggioranza ha respinto la nostra mozione che proponeva un modello civico integrato, ispirato alla convenzione neve, per costruire una rete permanente di artigiani, associazioni, sindacati e cittadini pronti a intervenire in caso di alluvioni, frane, blackout o terremoti.

Una proposta concreta, nata dall’esperienza dell’alluvione del 2023, durante la quale centinaia di artigiani, elettricisti, escavatoristi, sindacalisti e volontari hanno sostenuto Cesena più dello stesso Comune.

E qual è stata invece la scelta dell’Amministrazione?
Utilizzare 300.000 euro di donazioni post-alluvione per creare un “Ufficio Alluvione”, centralizzato e lontano dai bisogni reali della comunità.

Un ufficio che ha finito per generare anche disagi ai cittadini: 157 famiglie cesenati si sono viste recapitare un messo comunale per la restituzione dei primi contributi (CIS) ritenuti non ammissibili. Forse serviva maggiore preparazione, più supporto e meno burocrazia, considerando che i cittadini colpiti non potevano conoscere nel dettaglio una normativa tanto complessa.

Nessun riconoscimento ufficiale a chi ha aiutato. Nessuna struttura territoriale creata.

Siamo ancora in attesa che l’Unione dei Comuni presenti la nuova piattaforma CRM annunciata nei mesi scorsi. Nel frattempo, il Partito Democratico ha scelto di non strutturare ciò che ha funzionato, ignorando una lezione che doveva invece diventare patrimonio collettivo.

E cosa ancora più preoccupante: non sembra interessato a riconoscere il valore delle professionalità e delle competenze diffuse sul territorio.

Per noi, invece, artigiani, sindacati, associazioni e volontari sono un patrimonio civico da tutelare, non un costo da ridurre o una parentesi da dimenticare. Vanno coinvolti, riconosciuti, messi in rete. Proprio come abbiamo proposto con la nostra mozione.

Anche sulla proposta di Cesena 2024 relativa ai chioschi nei parchi pubblici abbiamo espresso la nostra posizione con coerenza.

Pur essendo favorevoli allo sviluppo di luoghi di socialità diffusa, crediamo che la politica abbia un dovere chiaro: garantire il bene pubblico. Quando gli interessi privati prevaricano sull’interesse collettivo, è compito dei consiglieri intervenire.

E ci sono esempi concreti che ci lasciano perplessi: pensiamo ai Giardini Savelli, dove il privato ha finito per occupare e dominare spazi che dovevano restare accessibili a tutti.

Realizzare un chiosco non è un atto neutro. Significa consumo di suolo, collegamenti, sottoservizi, impatti ambientali. Si parla di strutture “leggere”, ma cosa significa davvero leggero? Basta inserire un prefabbricato e tutto è risolto? Ovviamente no.

Ancora una volta, in Consiglio sembriamo l’unica forza politica a porre la questione ambientale in modo serio. E se vogliamo davvero parlare di interesse pubblico, allora questi chioschi non possono essere meri punti ristoro, ma devono prevedere eventi culturali, attività ricreative, accessibilità universale, con attenzione specifica anche al mondo della disabilità.

La politica si giudica dai fatti, non dalle intenzioni.

Cesena Siamo Noi continuerà a portare avanti una visione chiara:

• Trasparenza nella gestione del patrimonio scolastico;

• Tutela del suolo pubblico e degli spazi verdi;

• Strutturazione civica per affrontare le emergenze con competenza e tempestività.

Non ci rassegniamo a un’amministrazione che rifiuta la pianificazione e disconosce il valore della propria comunità.

Gruppo Consiliare Cesena Siamo Noi

www.cesenasiamonoi.it

 

RETTE NIDO E MATERNE: COSTI NON EQUI E MANCATI INVESTIMENTI SUI SERVIZI

Preceduta da un anno di campagna elettorale, è arrivata in commissione e in consiglio, la proposta della maggioranza sulla gratuità delle rette scolastiche: oggetto di un confronto ampio, ma purtroppo condito da demagogia a scapito dei numeri, da parte dei proponenti.

La scuola pubblica come servizio primario gratuito per tutti è certo un principio condivisibile, realizzato in alcuni paesi. Nella realtà locale, il principio si riduce a una manovra che, di fatto, conserva il pagamento della maggiore quota di cui è composta la retta (il servizio mensa), non realizza appieno il principio di contribuzione proporzionale alla capacità di spesa e non migliora la qualità dei servizi e degli istituti scolastici.

Come CSN, abbiamo affrontato questo dibattito facendo attenzione non solo al principio generale della gratuità della scuola ma alla verifica concreta della sua applicazione, andando oltre agli slogan elettorali. Siamo favorevoli agli interventi sulla scuola, ma ci chiediamo quale sia l’obiettivo più importante: scontare in maniera trasversale o usare una misura più perequativa per offrire servizi di migliore qualità a tutti? Crediamo non sia possibile, in una fase di crisi economica, togliere fondi alle scuole per dare riduzioni spalmate sulle famiglie in modo non equo: l’effetto concreto della delibera sarà di dare maggiori sconti in cifre a chi ha ISEE più alto (o a chi non lo presenta affatto) e offrire invece una agevolazione più ridotta alle famiglie con ISEE medio e basso.

Per CSN era necessario ridurre l’onere a carico delle famiglie ma, in questo momento di forte crisi, occorre avere il coraggio di evitare sconti alle fasce con ISEE superiore a 50.000, concentrarsi sulle famiglie a basso e medio reddito e investire gli introiti restanti sul miglioramento delle scuole e dei servizi.  Ci è stato detto che poco è meglio che niente: ma se quel che c’è viene distribuito male, quel poco è anche ingiusto, ed sarebbe preferibile quindi cambiare metodo di distribuzione per garantire una maggiore equità ed evitare che si polarizzi sempre più il gap tra famiglie con capacità di spesa alta e bassa.

Per questo motivo abbiamo espresso parere non favorevole alla manovra, che andrà a distribuire in questo modo il prezioso contributo regionale di 360.000 euro per gli asili nido e il mancato introito sulle rette delle scuole materne di circa 827.000 euro, che vedranno anche una rimodulazione degli scaglioni ISEE. Per le materne, con i nuovi scaglioni, la maggioranza parla di uno sconto medio per famiglia di 50 euro: se analizziamo per fascia, vediamo che, a mo’ di esempio, chi paga oggi circa 70 euro, ne pagherà comunque circa 50 (su una base media di 20 pasti al mese e costo pasto al giorno di 2,50 euro), mentre chi paga 250 euro, ne pagherà circa 120 (quota pasto 5,50 euro). E’ evidente che la maggior parte degli introiti mancati dalle rette proverrà da famiglie che, fermo restando l’ISEE come principale criterio adottato ad oggi per misurare la capacità di spesa, non sono le più bisognose di questo aiuto finanziario.

Tutte le famiglie invece necessitano o vorrebbero una sempre migliore qualità dei servizi e dell’ambiente scolastico per i propri figli, reali pari opportunità per le spese accessorie spesso a carico delle famiglie. Accanto agli aspetti positivi del nostro sistema scolastico, i docenti e i ragazzi sperimentano quotidianamente le numerose problematiche, strutturali e gestionali, che condizionano l’attività e su cui va fatto un ordine di priorità: edifici datati, non antisismici, bassa qualità degli impianti, degli scarichi, riverbero acustico, servizio mensa con qualità del cibo scarsa; attività formative importanti  e forniture di materiale base che in alcuni casi devono essere coperte dai contributi delle famiglie.

Attualmente riteniamo insufficienti gli investimenti ad affrontare questi problemi. Quali saranno le conseguenze sugli anni futuri di questi mancati introiti? Ci è stato detto che verranno coperti dalle contravvenzioni, che dovremo quindi aspettarci in uso per le strade o in aumento e che, con una alta percentuale di insoluti, sono una voce di entrata poco solida come base per una copertura effettiva. Questa delibera è un’occasione mancata su un tema importante su cui CSN presenterà emendamenti al bilancio.

Cesena Siamo Noi

15 novembre 2019