Apprendiamo con soddisfazione che i Sindaci di Cesena e dei comuni limitrofi e molti consiglieri hanno finalmente preso posizione rispetto al referendum del 17 aprile , a favore del si’, documentandone le ragioni, in particolar modo quella dell’impatto negativo sui delicati equilibri dell’ ecosistema del nostro territorio, prodotto dall’ attivita’ di ricerca ed estrazione di gas e di petrolio.
Il decreto legislativo 152 “Norme in materia ambientale” vieta, dal 2006, le nuove attività di ricerca entro le 12 miglia marine dalla costa, permettendo tuttavia a quelle esistenti di proseguire sino alla data di scadenza della concessione. Nel dicembre 2015 questa norma viene modificata, prorogando la concessione alle compagnie di estrazione senza limiti di tempo e sino all’esaurimento del giacimento. È questo aspetto specifico ed importante che si chiede di abrogare con il referendum, riportando le concessioni alla loro scadenza legittima. L’estrazione degli idrocarburi e’ un’attivita’ inquinante, in quanto puo’ rilasciare metalli pesanti ed altre sostanze contaminanti, con gravi conseguenze sull’ambiente circostante, e la fauna marina. Conseguenze che diverrebbero irreparabili, in un mare chiuso come il nostro, qualora si verificasse un incidente.
Ma l’aspetto che riguarda in particolare la costa romagnola e’ quello della subsidenza, dell’erosione delle spiagge, dell’aumentato impatto delle mareggiate e piene fluviali, fenomeni che il mondo scientifico mette in relazione con i prelievi dal sottosuolo.Ed e’ sconcertante scoprire, come nel silenzio delle istituzioni, tali attivita’ pericolose ed inquinanti, regolarmente autorizzate dalle istituzioni stesse, abbiano potuto proliferare nel nostro tratto di mare dove, solo oggi apprendiamo, sono concentrati il maggior numero di impianti per l’estrazione del metano, senza contare le trivellazioni sulla terra ferma, che ne fanno della nostra regione la piu “crivellata d’italia.
Senza che per la nostra economia ne sia derivato alcun vantaggio, che anzi e’ stata messa a repentaglio quella che e’ la nostra vera ricchezza rappresentata dal patrimonio naturale, dal turismo, dalla pesca sostenibile, dalla bellezza dei luoghi e dalla loro vivibilita’.Trivellare il nostro mare infatti e’ un affare solo per i petrolieri, i quali evidentemente da molti anni trovano nel nostro paese condizioni favorevoli per trarre i loro profitti , favoriti da royalties tra le piu’ basse al mondo, franchigie molto vantaggiose, pochi o nulli controlli.
Alla luce di queste considerazioni, appaiono ancor piu’ inquietanti le reiterate affermazioni del governatore dell’Emilia Romagna, Bonaccini , tese a dissuadere i cittadini dal recarsi ad esprimere con il referendum la propria contrarieta’ al perdurare delle trivellazioni senza limiti di tempo, fossilizzandosi, e’ il caso di dirlo, sull’idea che i giacimenti debbano essere sfruttati fino all’ultima goccia.Tesi fatta propria dallo stesso capo del governo, Renzi, spalleggiato dal ministro galletti,che per questa ed altre imprese si puo’ gia’ fregiare , a pieno merito, del titolo di peggior ministro dell’ambiente della storia repubblicana, e da buona parte del partito democratico, che a dispetto del nome, sta dando prova di vera antidemocraticita’ invitando la gente all’astensionismo.Il tentativo di annullare gli effetti del referendum, sperando che non venga raggiunto il quorum, con manovre a dir poco meschine in perfetta continuita’ con i governi precedenti, getta un’ombra ancora piu’fosca sull’intera vicenda. Per quale motivo, si vuol privare i cittadini di quell’unico strumento di democrazia diretta in loro possesso, ottenuto da coloro che generazioni fa, hanno lottato perche’ potessimo disporne?
Gli italiani sono chiamati oggi ad abrogare con il si’ una norma che prevede che le autorizzazioni concesse per l’estrazione degli idrocarburi, entro le 12 miglia dalla costa, possano automaticamente essere prorogate fino all’esaurimento dei giacimenti, anziche’ concludersi nei tempi prestabiliti.Si tratta in tutti i casi di una conquista limitata e che non mettera’ a repentaglio posti di lavoro, (strumentalizzazione messa in campo dal fronte del no che gioca su un tema per altro delicato), in quanto i contratti di lavoro seguiranno la loro naturale scadenza, prevista dalle concessioni, quasi tutte pluridecennali, senza contare l’incremento della manodopera, necessaria per lo smantellamento delle piattaforme.
Questo referendum e’ un piccolo passo, con tutti i limiti che i referendum molto specifici suscitano nel nostro paese e con i rischi di non raggiungere il quorum, ma che nasce dall’esigenza precisa di fermare una norma che corrisponde ad un assegno in bianco alle compagnie petrolifere. Andare a votare per il si’ riveste comunque un grande significato simbolico: mostra la volonta’ di un passo nella direzione di un atteggiamento piu’ attento verso l’ambiente e la produzione energetica e dice che l’energia fossile appartiene al passato, ha fatto danni mostruosi e deve finire.
L’Italia del futuro in cui il movimento Cesena Siamo Noi crede e’ quella dell’energia pulita e della politica pulita. Per questo invita tutti coloro che vogliono che si investa fin da subito in un modello energetico innovativo e rinnovabile nel rispetto dei principi del vivere civile ad esprimersi il prossimo 17 aprile , col proprio si.
Movimento Cesena Sìamo Noi, 16 aprile 2016